Papa Francesco ha visito l'Armenia e ha ricordato il GENOCIDIO subito dagli Armeni sotto l'Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale.
Papa Francesco
scrive prima di congedarsi sul Libro d’Onore al Tzitzernakaberd Memorial
di Yerevan, in Armenia : “Qui prego, col dolore nel cuore, perché mai più vi
siano tragedie come questa, perché l’umanità non dimentichi e sappia vincere
con il bene il male; Dio conceda all’amato popolo armeno e al mondo intero pace
e consolazione. Dio custodisca la memoria del popolo armeno. La memoria
non va annacquata né dimenticata; la memoria è fonte di pace e di futuro”.
«Quella tragedia,
quel genocidio – ha aggiunto papa Francesco - inaugurò purtroppo il triste
elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti
motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei
carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli».
Gli Armeni furono la
prima nazione ad accettare ufficialmente la fede cristiana come religione di
stato nel 301.
Nel 1915 si attuò un
vero e proprio olocausto, perpetrato con scientifica programmazione nelle
esecuzioni, per la cancellazione di un popolo come soggetto storico e politico.
Su una popolazione di 2.100.000 Armeni, ne resteranno vivi meno di 600 mila.
Le autorità
governative fecero arrestare 500 esponenti del Movimento Armeno, che furono poi
strangolati con del filo di ferro. Contestualmente, i soldati armeni sono via
via disarmati, allontanati dall'esercito ed eliminati con lavori forzati ed esecuzioni
sommarie. I corpi vennero spesso bruciati o gettati in grotte, in modo da non
lasciare tracce. Tra il 24 e il 25 aprile del 1915, si passò ai sacerdoti,
intellettuali e dirigenti, arrestati e massacrati.
Scattò in tutto il
territorio turco un decreto di deportazione. Alle popolazioni armene, di
villaggio in villaggio, venne ingiunto di lasciare entro pochi giorni la casa e
tutti i beni, per essere “trasferite”
in altre zone. I piccoli centri abitati furono svuotati con la forza e poi
distrutti, la popolazione, messa in cammino nelle “marce della morte”, fu sterminata in un viaggio forzato a piedi di
centinaia di chilometri, senza cibo né acqua, verso campi di concentramento nel
Caucaso o nel deserto della Siria. Assaliti durante l'estenuante marcia dalla
stessa “scorta” militare e dai curdi,
a cui era stata data assoluta licenza di depredare, assassinare, stuprare,
morirono per fame, sete, malattia, sfinimento 1.200.000 deportati. (L'eccidio degli armeni pag 103 La Grande Guerra. Politica Chiesa nazioni. Ed LINDAU)
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