La mostra

In occasione del centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, vorremmo offrire all’attenzione della cittadinanza e del pubblico, uno strumento di tipo divulgativo e nello stesso tempo di alta qualità sotto il profilo scientifico, che consenta una viva riscoperta di ciò che storicamente ricordiamo, unitamente ad uno stimolante approfondimento circa le implicazioni e le conseguenze che ha avuto sul mondo di ieri e su cosa può dire a noi oggi.

Mappa delle esposizioni

Mappa interattiva delle esposizioni

martedì 24 ottobre 2017

100 anni fa la disfatta di Caporetto

Il bollettino del Comando Supremo italiano del 24 Ottobre cosi descriveva la situazione “L’avversario con forte concorso di truppe e di mezzi germanici, ha effettuato, a scopo offensivo, il concentramento sulla nostra fronte. L’urto del nemico ci trova saldi e ben preparati. Nella scorsa notte, l’intensificato tiro su vari tratti del fronte Giulia e un violento bombardamento con largo impiego di proiettili a gas speciali tra il Rombon e la regione settentrionale dell’altopiano di Bainsizza, hanno segnato l’inizio dell’atteso attacco” Firmato CADORNA.

Il Generale Krafft (Capo di Stato Maggiore della 14° Armata tedesca) cosi riassume la situazione “Sulla fronte dell’Isonzo 41 Divisioni italiane con 3226 pezzi attendevano l’attacco di 36 Divisioni con 3302 pezzi, ma nel settore fra Plezzo e Tolmino gli italiani avevano 4 Divisioni in prima linea e 3 in seconda, mentre gli imperiali ne portarono 8 in prima linea e 4 in seconda”.  Sferreranno l'attacco 12 divisioni, 7 germaniche e 5 austriache, 4 divisioni (3 austriache e una germanica) tra il Rombon e il Monte Nero; 4 divisioni (3 germaniche e una austriaca) tra il Monte Nero e il Vodil; 2 divisioni germaniche di fronte allo Jeza; 2 divisioni (una austriaca e una germanica) di fronte al Krad. Nel settore della battaglia per gli Italiani c’erano circa 70.000 uomini, per gli Austro-Germanici circa 75.000 uomini.

La propaganda e la politica incolparono i neutralisti e la Chiesa di aver favorito il clima di disfattismo invocando la pace, ma lo stesso Cadorna dichiarerà: «Era naturale che date le condizioni morali delle truppe lappello del Papa per la pace facesse sui soldati grande impressione e non li animasse a combattere. Dire però che la Nota pontificia sia stata la causa determinante del disastro è una assurdità». La responsabilità della disfatta in realtà fu del comando italiano. (La Grande Guerra. Politica Chiesa Nazioni pag113) 

Nelle vicende di Caporetto un peso significativo ebbe la mancanza di una forte massa di riserva ma l’evento che ebbe le più gravi e immediate conseguenze fu la rottura di tutte le linee di comunicazione, che pesò molto sui comandi e sulle truppe italiane. Infine la già citata mancanza di reazione delle artiglierie italiane e l’inadeguatezza dell’esercito ad uno scontro di movimento.

I numeri della disfatta italiana a Caporetto sono impressionanti: 40 mila tra morti e feriti, 283 mila prigionieri, 350 mila sbandati. Migliaia di prigionieri morirono di fame perché Cadorna non trovò un accordo col nemico per la consegna dei pacchi di viveri. Gli italiani lasciarono sul campo di battaglia 3150 artiglierie, 1700 bombarde, 3000 mitragliatrici. (La Grande Guerra. Politica Chiesa Nazioni pag113)