Papa Francesco ha visitato il cimitero di Redipuglia, dove
sono sepolti 100.187 caduti italiani della prima Guerra mondiale.
"Noi uomini siamo
chiamati a collaborare con Dio nella sua creazione. Ma la guerra stravolge
tutto, anche i legami tra i fratelli. La guerra è folle. Il suo piano di
sviluppo è la distruzione".
"Tutte queste persone avevano i loro affetti, i loro
sogni. Ma le loro vite sono state spezzate. Perche?" Una domanda dura, a
cui segue la risposta amara: "Perché l'umanità ha detto; a me che
importa?".
"Anche oggi le vittime sono tante. Ma come è
possibile?", si è chiesto e ha chiesto Francesco. "Perché - ecco la
risposta - dietro le quinte si muovono interessi
geoplitici, avidità di denaro e potere, le industrie delle armi. Tutti potenti
e imprenditore delle armi che hanno scritto nei loro cuori: a me che
importa?"
Papa Francesco ha ripreso poi domenica alcuni passaggi del pellegrinaggio al Cimitero austro ungarico e al Sacrario militare di Redipuglia per riflettere
sugli “spaventosi” numeri della Grande Guerra e dei conflitti in generale e
pregare per le vittime: “Si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti
e di circa 7 milioni di persone civili. Questo ci fa capire quanto la guerra
sia una pazzia! Una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la
lezione, perché dopo di essa ce n’è stata un’altra, seconda, mondiale e tante
altre che ancora oggi sono in corso. Ma quando impareremo, noi, questa lezione?
Invito tutti a guardare Gesù Crocifisso per capire che l’odio e il male vengono
sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa
solo aumentare il male e la morte”!
Poi, il Santo Padre ha voluto ricordare la Repubblica
Centrafricana, sconvolta da una anno e mezzo di sanguinose violenze, sostenendo l'intervento della comunità internazionale e la missione voluta dall'Onu “per
favorire la pacificazione del Paese e proteggere la popolazione civile, che sta
gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso”: “Mentre assicuro
l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica, incoraggio lo sforzo della
Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona
volontà. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti
schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché
ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per
l’edificazione del bene comune. Che il Signore accompagni questo lavoro per la
pace”.
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