Come
sosteneva Filippo Meda, politico cattolico di spicco “Quanto al dovere
internazionale, è chiaro che se la Triplice ha carattere difensivo, sinora non
si può dire che Austria e Germania siano
attaccate da alcuno […] la neutralità a questo punto del conflitto sembra non sia
solo giustificata ma doverosa.” L’Italia era in gran parte favorevole alle
posizioni neutraliste: lo erano i liberali giolittiani, lo erano i socialisti
ufficiali e gran parte del mondo cattolico, anche se nel mondo cattolico in
misura minoritaria c’erano posizioni filotripliciste e interventiste. Giolitti
sosteneva la politica del «parecchio», quel parecchio che l’Italia avrebbe
potuto ottenere dall’Austria tramite negoziati sulla questione delle terre irredente.
In
Italia l’interventismo era appoggiato invece da varie forze politiche e
culturali:
–
i nazionalisti, che rappresentavano l’emergente classe borghese;
–
i repubblicani d’ispirazione mazziniana e anti-austriaca;
–
i liberali non giolittiani che facevano capo a Sonnino, ministro degli Esteri,
e Salandra, che
prenderà
le redini del Governo proprio a partire dal 1914;
–
molti giornali, fra cui in prima fila il «Corriere della Sera»;
–
la massoneria italiana,
C’erano
infine le ragioni dell’irredentismo, fenomeno legato agli italiani ancora sotto
l’Impero austro-ungarico, che reclamavano come diritto chiedere il ritorno
delle città di Trento, Trieste e Gorizia all’Italia.
Papa
Benedetto XV fin da subito fu una delle personalità più impegnate nel cercare
la pace e sempre contraria alla guerra che definì il “suicidio dell’Europa
civile” e “un inutile strage”. Il suo impegno non fu solo diplomatico ma si
preoccupò di alleviare le sofferenze delle popolazioni europee più colpite dalla
guerra. Il Vaticano organizzò operazioni per fornire generi alimentari: situazione
particolarmente critica furono quella della Polonia e del Belgio e in seguito quella
della Germania e l’Austria-Ungheria che subirono il blocco navale. La forte
carenza di cibo a causa del blocco segnò sia la popolazione tedesca sia i
prigionieri detenuti in quei territori. Si è stimato che Benedetto XV abbia
speso in opere caritatevoli 82 milioni di lire dell’epoca. Nella primavera del
1915 venne istituita l’Opera dei prigionieri: dall’Archivio Vaticano risulta
che vi furono 700 mila richieste di informazione, 40 mila richieste di
rimpatrio dei prigionieri malati, 500 mila comunicazioni alle famiglie. Alla
fine della guerra il Vaticano avrà smistato 600 mila plichi di corrispondenza e
predisposto la ricerca di 170 mila persone. Furono inviati i nunzi apostolici e
i vescovi a visitare i prigionieri nei campi di prigionia.
Il Papa cerca di evitare ingresso dell'Italia in guerra
Nonostante
i tentativi di trovare una soluzione diplomatica alla questione delle terre
irredente che permettesse all’Italia di mantenere una posizione di neutralità, né
l’Austria né il Governo italiano erano realmente interessati a evitare la
guerra. Sonnino, allora ministro degli Esteri, era contrario a una risoluzione
pacifica: «Ci metteremo forse in mano al Papa. L’Austria, che nel giorno in cui
si risolvesse a fare concessioni, si studierebbe di farla nella forma più
avvilente e fare le concessioni attraverso la Santa Sede» (Diario 1866-1912, Laterza,
Bari 1972). L’imperatore Francesco Giuseppe non accettò nemmeno di ricevere il
1° marzo 1915 il cardinale di Vienna Friedrich Gustav Piffl, inviato dal Papa
come estremo tentativo per favorire un accordo.
Come scrisse Von
Bülow, ambasciatore tedesco in Vaticano, «Con saggezza e bontà papa Benedetto
XV operava in pro della pace. Egli desiderava la conservazione dell’Impero
austro-ungarico ma riconosceva che la guerra poteva essere evitata soltanto se
l’Austria non indugiasse a sacrificare almeno il Trentino. Il Papa, che amava
l’Italia, augurava l’adempimento delle aspirazioni nazionali italiane».
La Politica
Il
3 maggio 1915 l’Italia denunciava la Triplice alleanza tramite una nota inviata
al Governo di Vienna da Sonnino, il quale il 4 maggio firmava l’accordo segreto
con le forze dell’Intesa: il cosiddetto «Patto di Londra». Il trattato, che rimarrà
segreto fino al 1917, fissava i compensi territoriali per l’intervento dell’Italia
a fianco di Inghilterra, Francia e Russia. Il 9 maggio 1915 Giolitti rientrò a
Roma dopo tre mesi di assenza. Il 10 maggio propose a Salandra di liberare
l’Italia dagli impegni con l’Intesa, chiedendo al Parlamento di votare per la
ripresa delle trattative con l’Austria che aveva promesso un nuovo accordo. Il
12 maggio 1915, 320 deputati e un centinaio di senatori lasciarono a casa di
Giolitti il proprio biglietto da visita per sottolineare pubblicamente la loro
adesione alla linea neutralista. Il 13 maggio 1915 Salandra presentava al Re le
dimissioni del Governo ma il 16 maggio, sull’onda delle violente dimostrazioni
interventiste in molte città italiane, egli le respinse, senza che su di esse
si fosse svolto un dibattito parlamentare. Giolitti lasciava Roma senza attendere
il voto del Parlamento. I socialisti ribadivano la fedeltà al principio della
neutralità (18 maggio 1915).
Il
20 maggio 1915, sotto la pressione delle dimostrazioni interventiste, la Camera
approvava con 407 voti favorevoli, 74 contrari e un astenuto il disegno di
legge Conferimento al Governo del Re di poteri straordinari in caso di guerra
(n. 423). Approvato all’unanimità dal Senato il 21 maggio, divenne legge il 22
maggio 1915 (n. 671). A seguito dell’approvazione, la Camera prorogava i suoi
lavori al dicembre 1915. Il Paese e un parlamento sostanzialmente favorevole
alla neutralità furono spinti alla guerra loro malgrado.
I
cattolici organizzati cercarono di far convivere l’adesione al messaggio di
pace del Papa e la partecipazione allo sforzo dello Stato ormai in guerra. La
linea era quella di appoggiare la guerra, tenendo chiara la distinzione sulle
responsabilità dell’intervento.
Respingendo
le accuse dei socialisti, Meda ricordava che i principi di fratellanza che
stanno alla base del cristianesimo «condannano la violenza dell’uomo contro
l’uomo, dei popoli contro i popoli, condannano l’odio fra le classi come tra le
Nazioni: ma essi non impongono di subire la violenza quando si manifesta, di
lasciare all’odio libero campo di espansione; invece conferiscono agli uomini,
ai popoli, agli Stati, il diritto, che socialmente può tradursi in dovere, di
rivendicare con forza la giustizia ».
Tra
il maggio 1915 e l’ottobre 1917 ci furono dodici grandi battaglie contro
l’esercito austro-ungarico che provocarono tra italiani e austro-tedeschi 410
mila vittime (senza contare il numero dei feriti). L’Italia fu impegnata anche
nella cosiddetta Guerra Bianca. È stata chiamata così quella parte del
conflitto che ebbe come teatro le cime e i ghiacciai dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello
e che vide scontrarsi gli Alpini e i Kaiserjäger. La battaglia del Pasubio fu
una delle più sanguinose: durò dal 1915 al 1918, la combatterono 100 mila
soldati italiani e austriaci, di cui 10 mila morirono in combattimento, per
malattie e incidenti o travolti da valanghe.
Le donne
Nelle
parrocchie italiane ci s’impegnò a raccogliere e preparare coperte, lenzuola,
maglie e calze di lana, viveri, denaro per i soldati al fronte e per quelli
prigionieri. In quest’operazione si impegnarono particolarmente le
organizzazioni delle Donne Cattoliche. Le donne furono anche protagoniste
nell’assistenza ai soldati come
crocerossine porgendo loro conforto e
aiuto negli ospedali e nei reparti medici. Nell’inverno 1915-16 i soldati
italiani avevano ancora i vestiti estivi e centinaia ebbero gli arti congelati.
Il
ruolo sociale delle donne crebbe anche a seguito del fatto che furono chiamate
a sostituire gli uomini nelle fabbriche, 430.000 in Francia, 800.000 in Gran
Bretagna, 180.000 in Italia.
Il Trentino
Particolarmente
tragica fu la sorte alle popolazioni del trentino, Nel 1915, allo scoppio della
guerra tra Italia e Impero asburgico, il fronte arrivava in Trentino: furono
così molti gli abitanti dei paesi coinvolti a dover abbandonare le loro case. L’impero
asburgico inoltre, temendo il loro tradimento, ne ordinò l’allontanamento forzato.
Il provvedimento riguardò 75 mila trentini, ma anche le popolazioni dell’Isonzo
e delle coste adriatiche, circa 120-140 mila tra italiani, friulani, sloveni,
dalmati, croati e galiziani. In totale, 500 mila profughi vennero ricoverati in
campi fatti di capanne di legno dislocati in diverse località dell’Impero. I
parroci si opposero fortemente allo smembramento delle comunità, convincendo le
autorità del luogo a costruire delle vere e proprie città di legno per gli
sfollati trentini.
Caporetto
Un'altra
popolazione italiana particolarmente colpita sarà dopo la ritirata di Caporetto
quella Veneta che subì la rovinosa ritirata italiana e l’occupazione austriaca
per più di un anno. Ci furono 487.311 profughi scappati senza niente, chi
rimase subì bombardamenti, fame e violenza, sia durante la fuga dell’esercito
italiano sia durante l’invasione austriaca. Solo i parroci e i Vescovi rimasero
loro a fianco in questa prova.
La
pace nella Chiesa
Nei
secoli il ruolo del Pontefice è cambiato, assumendo sempre più quello di mediatore
e facilitatore del dialogo. Così anche la lettura della guerra, da punizione
per essersi allontanati da Dio,
con carattere purificatore, a «inutile strage». «Il progresso delle armi scientifiche
ha enormemente accresciuto l’atrocità della guerra. Le azioni militari possono
produrre distruzioni immani e indiscriminate, che superano pertanto di gran
lunga i limiti di una legittima difesa»
e ha posto quindi la Chiesa «a considerare l’argomento della guerra con
mentalità completamente nuova». «Ogni atto di guerra, che mira
indiscriminatamente alla distruzione di intere città e dei loro abitanti, è
delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con
fermezza e senza esitazione » (Gaudium et Spes, n. 80). Troppo forte appare la
sproporzione tra mezzi e fini e il coinvolgimento dei civili pone il problema dell’uccisione
o del ferimento di moltissimi
innocenti.
Luca
e Paolo Tanduo
Curatori
del libro “La Grande Guerra. Politica Chiesa Nazioni” edizioni LINDAU
Il
libro accompagna una mostra itinerante a cui hanno contribuito con immagini i
più importanti musei italiani sulla Grande Guerra.
http://lagrandeguerra-cccsanbenedetto.blogspot.it/